giovedì 23 luglio 2015

Anche Gigi Riva sbaglia i rigori (seconda parte)


(prima parte)

Il signor arbitro

Il baretto del Villapizzone stava ormai chiudendo. Luigino, appisolato sul bancone tra una coppa d’ottone e la zuccheriera, smerciava le ultime birrette ai tiratardi dell’ultima partita del venerdì che, dopo la doccia, cercavano ristoro prima di disperdersi nella notte. Seduti intorno ai tavolini, i ragazzi della Visconti polemizzavano con l’arbitro sui momenti salienti della gara: «Signor arbitro, ma perché ha fischiato la mia entrata in scivolata sul numero sette: io ho preso la palla, pulito, e quello non l’ho neanche sfiorato,» attaccò il Bicio, mentre trangugiava la sua birra seduto sul tavolino.

giovedì 16 luglio 2015

Anche Gigi Riva sbaglia i rigori (prima parte)



Anche Gigi Riva sbaglia i rigori

Giovanni Francavilla


Alle mie piccole, grandi donne


Domenica mattina, alle nove meno un quarto, il suono delle campane che annunciavano la Santa Messa arrivava sempre in ritardo a casa di Napo. Lui lo aspettava sdraiato sul letto già vestito, sotto il poster di Cruyff, a sfogliare il suo album delle figurine Panini. Il primo rintocco, intenso e grasso, lo faceva scattare in piedi e correre verso la finestra che, dopo i binari del tram protetti da immensi olmi, si affacciava sul campetto da calcio dell’oratorio. Nelle gelide mattine di gennaio pareva un fazzoletto siberiano di terra e sassi, ma il gesso che delimitava grossolanamente il perimetro del rettangolo di gioco gli dava un tocco un po’ civettuolo. Da giorni aspettava quel momento per decidere quali scarpette portare alla partita del torneo di pallone. Per la prima volta nella sua breve ma intensa carriera di pedatore, infatti, aveva due paia di scarpe da calcio: quelle nuove a sei tacchetti intercambiabili; quelle da tredici fissi un po’ più logore, ma tenute come una reliquia. Le nuove scarpette fiammanti erano il frutto di un incessante pressing sul borsellino della madre e del meticoloso pellegrinaggio tra i negozi di articoli sportivi della zona. Li conosceva tutti ormai e, alla fine, commessi e padroni tolleravano di buon grado le sue incursioni tra gli scaffali e le sue lunghe dissertazioni sulle cuciture del cuoio o sugli attacchi dei tacchetti alla suola. Poteva raccontare pregi e difetti di tutte le marche e modelli, pur non avendole mai calzate.

lunedì 13 luglio 2015

Paolo Rossi era un ragazzo come noi


Paolo Rossi era un ragazzo come noi
Nicola Chinellato



Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani. Una semplice formazione di calcio? No, amici, questa è una filastrocca rock’n’roll, un’indimenticabile Glory Days bearzottiana, musica pedatoria per l’impresa calcistica più bella di sempre. Riff potenti, crescendo rossiniano ed epica per invincibili.
Spagna 1982. Campioni del Mondo contro ogni pronostico, Campioni contro tutto e contro tutti, Campioni quando il calcio si declamava in versi, poesia della fatica e del genio. C’erano i due punti, i numeri dieci che illuminavano anche se si giocava al buio, le ammonizioni solo se fratturavi una tibia e gli avversari erano leggende in pantaloncini: la Germania Ovest di Rummenigge e Kaltz, il Brasile di Zico e Falcao, l’Argentina di Maradona, la Francia di Platini, la Polonia di Boniek. Non il calcio livellato e muscolare di oggi, tutto tattica e tavolino, popolato da artisti circensi specializzati in tuffi plateali al primo refolo di vento, ma uno sport capace ancora di affabulare, di creare un immaginario collettivo di imprese mitiche, prodezze balistiche, personaggi naif ed eroi senza macchia e senza paura.

venerdì 10 luglio 2015

Introduzione a La testa nel Pallone di Rino Morales




L’occasione fa l’uomo ladro
Rino Morales



«Accidenti, quanto fa caldo.»
«È vero, speriamo che i ragazzi non soffrano troppo, e che si bagnino in continuazione. Non vorrei che si prendessero un’insolazione.»
«Ma no, vedrete che giocheranno come hanno sempre fatto, dando il massimo, secondo le loro abitudini. E si divertiranno. Piuttosto, offrimi una sigaretta, le mie le ho lasciate in macchina.»
Sabato, primo giugno 2013, siamo sulle gradinate del campo di calcio dove i nostri figli, Lorenzo, Luca e Marco, giocano a calcio, per assistere alla partita di chiusura dell’ultimo torneo estivo della loro squadra.
Io, Carlo e Maurizio.

giovedì 9 luglio 2015

Si riparte dal passato

Capita che prima di avventurarsi in una nuova esperienza, in un nuovo viaggio, si vada un po' a ripercorrere quello che è già capitato, anche per capire da dove si è partiti.
Noi di Allora Blu ci siamo messi in cammino da qualche tempo percorrendo una nuova strada e perciò ci sembra giusto ricordare da dove tutto è cominciato.
Nel novembre del 2013 veniva pubblicata, per le edizioni Dalla Vigna, la nostra prima fatica: La testa nel pallone, storie di calcio e dìaltri sport. Sono rimaste poche copie disponibili di quel libro, alcune si possono trovare in qualche biblioteca. Vogliamo approfittare del periodo estivo, quello dove in teoria abbiamo più tempo libero, e pubblicare i racconti scritti da dodici autori che ancora non si erano formati in gruppo e nominati Allora Blu...
Li pubblicheremo a puntate, un po' come facevano i quotidiani anni fa.
È anche un modo per tenervi in contatto con noi che, tra una puntata e l'altra, magari vi terremo aggiornati sul futuro, su ciò che sarà...
Ci sembra giusto e doveroso iniziare con la prefazione scritta da Sergio Giuntini, giornalista, insegnante e membro del consiglio direttivo della Società Italiana di Storia dello Sport.
Domani pubblicheremo l'introduzione scritta da Rino Morales e da lunedì ogni due o tre giorni posteremo i racconti de La testa nel pallone.
Non ci resta che salutarvi, auguravi buona lettura e... buon viaggio!